top of page

‘Ok boomer!’: La frattura generazionale ai tempi dell’emergenza climatica.

Aggiornamento: 9 gen 2020


ree

Da sempre gli adolescenti hanno avuto qualcosa da ridire rispetto all’operato e all’universo valoriale dei propri nonni e genitori. Questo distacco, e ideologico, e comunicativo, tra leve differenti prende il nome di frattura generazionale. Quella che si sta consumando odiernamente, quindi, né è la prima né sarà l’ultima.

Prima di analizzare gli effettivi contenuti della diatriba generazionale tra Generazione Z e baby boomer (in seguito ci occuperemo di questi termini), è importante sottolineare come

gli strumenti comunicativi utilizzati dai giovani siano totalmente differenti rispetto a quelli del passato. Se negli ultimi decenni del secolo scorso queste provocazioni scoppiavano in veri e propri movimenti socio-culturali (basti pensare all’insurrezione sessantottina), oggigiorno gli adolescenti, per esprimere la loro avversione nei confronti delle generazioni precedenti alla propria, si servono dello strumento di comunicazione che meglio li rappresenta: i social network, privilegiando il mezzo espressivo del meme.


Attraverso l’utilizzo dei meme, possono esprimere il loro malcontento nei confronti delle

generazioni passate in modo non-violento ma, soprattutto, fuggire dalle formalità

istituzionali. Così, l’espressione ironica ‘Ok boomer’ racchiude, nelle sue diverse

interpretazioni, i principali oggetti della polemica adolescenziale nei confronti dei boomer

e del loro operato. Nata sul social TikTok, e diffusasi a macchia d’olio su ogni altra

piattaforma, quest’espressione è stata protagonista di alcuni tra i meme più virali in questo

2019.

Con questa locuzione, gli esponenti della Generazione Z, cioè i nati tra la seconda metà

degli anni Novanta e gli ultimi anni del Duemila, chiamano in causa i baby boomer, i nati tra

la seconda metà degli anni Quaranta e Sessanta del secolo scorso: i cosiddetti figli del

boom economico occidentale successivo alla Seconda Guerra Mondiale.

La lettura più radicata dell’espressione è quella per la quale gli adolescenti accusano i

boomer di essere gli unici responsabili delle condizioni catastrofiche in cui versano mondo

e società, facendo particolare riferimento alle crisi finanziaria e ambientale (conclusioni

tratte, però, sulla base di un’analisi a tratti generalizzata e superficiale).

Da un lato, essi sono accusati di aver sperperato le enormi risorse economiche a loro

disposizione, contribuendo così all’innalzamento di enormi montagne di debito pubblico.

Dall’altro, invece, i giovani li colpevolizzano per essere stati negligenti rispetto alla

questione ambientale: negligenza, questa, rappresentata da un uso smodato di risorse non

rinnovabili e di materiali difficilmente smaltibili, quali la plastica, col fine solo di arricchirsi

e di condurre uno stile di vita disumanamente comodo.


ree

Un’altra interpretazione, molto popolare sui social network, fa riferimento a

quell’atteggiamento di diffidenza e superficialità che i boomer mostrano rispetto ad alcuni dei temi centrali nella cultura dei millennial. Essi sono rimproverati, ad esempio, di essere

scettici e di mostrare un atteggiamento ottuso rispetto a temi cruciali di questa

generazione, quali: valorizzazione di una nuova sessualità più consapevole, che rifiuti

quelle etichette tradizionali impostegli dalla società ed emancipazione delle persone

transessuali. Sono, inoltre, attaccati per promuovere svalori, quali: sessismo, xenofobia,

visione patriarcale della società.

Per tutta risposta i boomer, anziché accettare le conseguenze dei loro errori e cercare di

porvi rimedio o di fare propri i valori inclusivi della Generazione Z, si rifugiano in una critica

sterile nei confronti dei giovani, i quali sono accusati di essere privi di ideali profondi,

estranei al sacrificio e plagiati, nelle loro idee politiche, dai mass media.

A onor del vero, bisogna anche dire che, molto spesso gli adolescenti erigono una sorta di

muro tra loro e gli esponenti delle generazioni precedenti, sulla base di una presunta

superiorità etico-morale. In questo modo annullano completamente la possibilità che i

valori da loro promossi possano diffondersi, anche al di fuori della loro fascia demografica

e innescano quell'atteggiamento diffidente nei loro confronti tipico dei boomer,

scatenando così un circolo vizioso. Circolo vizioso che, non è altro espressione di una

problematica atavica, da sempre causa profonda dello scontro tra generazioni differenti:

l’incomunicabilità di ideali e valori



Abbiamo intervistato il prof. Nicola Rossi chiedendogli il suo punto di vista riguardo questa

delicata tematica. Ci siamo serviti dell’occasione per raccogliere il suo parere rispetto ad

altre tematiche di estrema rilevanza per noi adolescenti. Collaboratore ANSA e insegnante

di italiano e latino presso il nostro istituto, il prof. Rossi è conosciuto per essere uno dei

docenti più giovanili all’interno del Gatto.

Cercheremo di conoscere meglio il docente attraverso alcune essenziali domande

concernenti la sua adolescenza e la sua carriera scolastica e professionale, prima di

arrivare al cuore pulsante dell’intervista e scoprire cosa pensi rispetto a queste

importanti questioni.


L’episodio attraverso il quale ha capito di essere diventato adulto?

“Con l’università, sicuramente: il passaggio dalle scuole obbligatorie all’università è la

presa di coscienza che una fase della tua vita è finita e che tu sei responsabile di tutto

quello che fai; quello che costruisci dai 18 anni in su avrà un peso determinante per quello

che sarai, per quello che farai e per il rapporto che avrai con gli altri. Lì ti accorgi che si

apre un altro capitolo della tua vita.”


A proposito di università, lei è stato condizionato da qualcuno nella scelta di frequentarla

e di cosa studiare?

“Sono stato condizionato molto dai miei genitori, da mio padre soprattutto, un magistrato

in pensione, ‘pretendeva’ che, in qualche modo, io seguissi la sua strada. Io ricordo che a

18 anni ricevetti in regalo da lui un manuale di diritto privato. Facevo ancora le scuole, il

Liceo classico, quindi quello era come un modo per dirmi: “Tu ti iscriverai a

Giurisprudenza”. Mi sono iscritto a Giurisprudenza e ho frequentato per 3 mesi. Dopodiché

una mattina, me lo ricordo come se fosse oggi, stavo parlando con un’amica la quale mi

disse: “Nico’ tu non stai bene: si vede chiaramente che non sei sereno”. Quella stessa

mattina decisi di cambiare facoltà. Andammo all’economato di Giurisprudenza mi cancellai

dalla facoltà di Giurisprudenza e passai a quella di Lettere Classiche.”


Lei ha sempre voluto fare l’insegnante?

“No, non volevo fare l’insegnante. Diciamola tutta: all’inizio è stata una sorta di ripiego. Io

volevo fare l’archeologo, ma poi sono successe una serie di cose che me lo hanno

impedito. Sono stato cultore della materia di storia contemporanea per un anno

all’università, subito dopo la laurea e poi sono partito per il servizio militare; quando sono

tornato mi ero reso conto di avere 25 anni (25 anni e qualche mese) e che quindi dovevo

lavorare. Quello universitario sarebbe stato un percorso difficile, soprattutto dal punto di

vista economico, a quel punto mi sono trovato costretto a insegnare, poi col passare del

tempo è diventato un lavoro appassionato.


”Lei oltre ad essere un insegnante è anche un giornalista. Come mai questa doppia

vocazione?

“Perché spesso chi sceglie un percorso del genere poi alla fine si ritrova anche a coltivare

questa passione. Il giornalismo è sempre stata una grandissima passione per me, sono 30

anni che io faccio il giornalista, più o meno. Il giornalismo è un’altra meravigliosa

professione, bisogna soltanto essere consapevoli del fatto che si può morire di fame

facendo il giornalista: non si diventa ricchi, assolutamente. Oggi collaboro con l’agenzia di

stampa più importante d’Italia e la terza del mondo: l’ANSA. I miei colleghi, che fanno

questo per professione e che lavorano alla redazione ANSA di Napoli, guadagnano 1900

euro al mese, praticamente guadagnano quanto guadagno io, ma con un lavoro

spaventosamente più impegnativo, più massacrante, senza spazio. Leggevo da qualche

parte che la categoria professionale dei giornalisti è quella con il maggior numero di

divorzi. Il motivo è semplice: il giornalista lavora h24, non è mai libero.”


È arrivato il momento di procedere verso la parte più stimolante di quest’intervista,

conosceremo la visione del professore rispetto a tematiche cruciali per noi adolescenti,

quali: l’acceso scontro con le generazioni antecedenti la nostra, il giudizio superficiale che

l’opinione comune riserva per noi e l’importanza capitale che le materie umanistiche

rivestono nella nostra crescita spirituale in una società che, sempre più, spinge ad

abbandonarne il culto:


Uno dei rimproveri più inflazionati che la società scaglia contro noi adolescenti odierni è

sicuramente quello secondo il quale siamo vuoti e privi di ideali. Cosa ne pensa?

“Io sono convinto di una cosa: in realtà i giovani di oggi non sono piatti e non sono vuoti,

ma siamo noi adulti a non saper interpretare ancora il linguaggio e i messaggi culturali che

questa generazione di giovani ci sta lanciando. Questo contemporaneo secondo me è uno

snodo generazionale molto importante. È evidente che da parte nostra, che apparteniamo

a generazioni che non sono quella presente, c’è difficoltà ad interpretare questi messaggi

che i giovani di oggi ci stanno lanciando. Abbiamo bisogno di un po’ di tempo per capire

esattamente quali sono i messaggi culturali che ci lanciate e i temi sui quali discutete. C’è

un rischio enorme in questo momento, proprio perché secondo me questo è un passaggio

cruciale di questa epoca in cui viviamo, in una fase così liquida come questa ci sono tutta

una serie di interessi e strumentalizzazioni che possono rappresentare un grande pericolo

per voi. Io ritengo che oggi più che mai sia necessaria, da parte vostra, la lettura di testi

fondamentali, classici e non, e sia fondamentale per voi sviluppare una particolare


sensibilità culturale. Ma siamo noi adulti a dover capire in che modo affidarvi gli strumenti

giusti affinché voi leggiate il presente nella maniera più chiara ed esaustiva possibile.”


Lei ha sottolineato come oggigiorno per noi adolescenti sia di fondamentale importanza

la lettura di testi classici e la maturazione di una spiccata sensibilità culturale: quindi,

secondo lei, quali valori noi adolescenti possiamo apprendere e mettere in atto

attraverso lo studio delle materie umanistiche?

“Io ritengo che le materie umanistiche siano fondamentali per tutti, anche per chi sceglie

un percorso scientifico. Le materie umanistiche innanzitutto ci aiutano a maturare una

sensibilità che, non me ne vogliano i colleghi che insegnano materie scientifiche,

quest’ultime inevitabilmente non trasmettono. Ritengo che anche un bravissimo

ingegnere, un ottimo chimico, a maggior ragione un bravissimo medico, hanno bisogno di

studiare approfonditamente materie come la letteratura, la storia dell’arte, la storia, le

quali ci trasmettono degli strumenti per interpretare il reale quotidiano e non, attraverso

la sensibilità e la simpatia intesa nell’accezione greca del termine, cioè di sentire insieme

all’altro e partecipare ai sentimenti e alla sensibilità dell’altro.”


Al giorno d’oggi la frattura generazionale tra noi adolescenti e voi adulti è soprattutto

alimentata dall’emergenza ambientale. Molti adolescenti accusano i propri genitori o

nonni di essere stati negligenti rispetto alla questione in passato. La sua opinione in

merito a ciò? Cosa pensa del fatto che voi adulti, generalizzando, siate diffidenti rispetto

a quest’importante problematica?

“Sfondi una porta aperta. Io sono un grande fan di Greta. Mi viene da ridere quando

qualcuno parla di strumentalizzazioni o di chissà quali interessi dietro Greta. Ci saranno

anche gli interessi, ma ben venga Greta e milioni di … qualcuno li chiama gretini ma gretini

non sono, che sottolineano la gravità del momento. Le responsabilità nostre sono enormi.

A pagare le conseguenze di queste gravissime colpe sono, in questo momento, numerosi

paesi, soprattutto le nazioni più povere, poiché ci sono degli interessi enormi da parte

degli stati più potenti dell’Occidente. Io ritengo che ora già sia troppo tardi, voi, e

soprattutto i vostri figli vi beccherete, tra qualche decennio, temperature molto più

elevate e si vivrà ancora peggio di come si vive oggi; questo per le responsabilità e

l’ottusità di potenze e di interessi individuali che, purtroppo, non ci stanno portando da

nessuna parte.”

Tre consigli essenziali per i giovani di oggi per interfacciarsi con il futuro.

“Spirito critico. Oggi più che mai, secondo me, è necessario conservare uno spirito critico.

La lettura di ciò che ci circonda è possibile solo, secondo il mio punto di vista, attraverso gli

strumenti che ci garantiscano questa lettura. Lo spirito critico si matura solo attraverso la

lettura, lo studio, il sacrificio. Oggi siamo rappresentati da una classe dirigente analfabeta il

cui retroterra culturale è pari a zero. Il vero problema è che l’onesta è diventata un valore,

enorme sicuramente, che ha sostituito la capacità di fare. È evidente che chi è capace di

fare deve essere anche onesto ma l’onestà non garantisce affatto la riuscita di un

qualcosa. È importante che voi giovani, perché siete voi giovani i primi ad essere

interessati a questa cosa, riacquistiate in qualche modo lo spirito critico. Io frequento

spesso i social e noto purtroppo una mancanza di spirito critico e di libertà espressione.”


Infine abbiamo chiesto al prof qualche consiglio e qualche parere sul nostro giornalino, il

cui progetto è da poco decollato.


Qualche parere e qualche consiglio su questa iniziativa?

È un’iniziativa meravigliosa, cercate di essere il più liberi possibile e non abbiate paura di

sfidare il sistema. Il consiglio che vi do è questo: quando date una notizia, di qualsiasi tipo,

sappiate che la leggerà qualcuno; ciò che scrivete deve essere inattaccabile, se c’è il

minimo dubbio che la notizia provenga da una fonte non sicura, nello scegliere tra il

pubblicarla o il non pubblicarla, non pubblicatela. Se, invece, siete decisi a pubblicare

quella notizia approfondite ancora di più, cambiate fonte: dovete avere la certezza

matematica che quella sia una notizia vera. Divertitevi, non abbiate paura e siate liberi. C’è

solo una cosa: ricordatevi che dall’altra parte ci sono delle sensibilità che vengono

coinvolte. Ovviamente il vostro giornalino non tratterà di cronaca nera o cronaca

giudiziaria, però una regola fondamentale è questa: ricordatevi sempre che a volte con un

vostro articolo rischiate di ferire qualcuno.


- INTERVISTA ED ARTICOLO DI NICOLÒ ROMANELLI

Comments


© 2023 by Train of Thoughts. Proudly created with Wix.com

bottom of page