Coronavirus
- gazzettadelgatto
- 7 feb 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Gennaio 2020 ormai è solo un ricordo. Un brutto ricordo.
Questo mese, infatti, è stato caratterizzato da circostanze alquanto infauste che hanno scosso il mondo intero. Nel bel mezzo di questa psicosi globale è impossibile non nominare la principale fonte di preoccupazione: la diffusione del cosiddetto coronavirus.
Quanto ne sappiamo a riguardo?
Innanzitutto, bisogna specificare che il termine coronavirus indica molteplici virus, e non solamente uno. Come spiegato dal Ministero della Salute, attraverso un dossier pubblicato sul sito ufficiale del governo, i coronavirus sono una vasta famiglia di virus a forma di corona, noti per causare malattie di carattere respiratorio, sia negli animali sia negli esseri umani. Tra queste, indispensabile menzionare la SARS-CoV (Severe Acute Respiratory Syndrome - CoronaVirus), causata da un tipo di virus trasmesso dagli zibetti (mammiferi simili alle manguste) agli esseri umani per la prima volta in Cina nel novembre del 2002. Essa comportava febbre, brividi e dolori muscolari, sintomi che di solito sfociavano in polmonite. Fortunatamente, è stata debellata nel 2004. Un’altra patologia proveniente da questa famiglia di virus è la MERS-CoV (Mid-East Respiratory Syndrome - CoronaVirus). Il contagio è avvenuto in Arabia Saudita nel lontano 2012, a partire dai dromedari. Ancora oggi, in suddette zone, è possibile rilevarne alcuni casi.
Quello di cui attualmente si parla è un ceppo di coronavirus mai identificato precedentemente nell'uomo. Ad esso è stato dato il nome di 2019-nCoV (nuovo CoronaVirus). Pur essendo probabilmente in circolo già dal 31 dicembre 2019, data in cui è scattato l'allarme a causa delle numerose polmoniti riscontrate, è stato ufficialmente riconosciuto dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) come agente patogeno il 9 gennaio 2020, data del primissimo decesso. Il 30 gennaio, invece, la stessa ha dichiarato l'epidemia di 2019-nCoV in Cina emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale. 2019-nCoV presenta le stesse caratteristiche di una comune influenza, inoltre è geneticamente compatibile al SARS per il 70%. La diffusione di questa tipologia del virus, inizialmente trasmesso all’uomo dagli animali, avviene attraverso il contatto fisico, diretto o indiretto, o per via aerea (quando l’agente patogeno giunge nell’organismo attraverso le vie respiratorie, tramite starnuti, sbadigli). Esso potrebbe sopraggiungere anche in forma asintomatica e avrebbe un periodo di incubazione di 10 giorni, quindi è previsto un isolamento di circa 14 giorni.

Scientificamente parlando, è un virus a RNA che compromette il sistema respiratorio. L’infiammazione del tratto respiratorio superiore è abbastanza comune negli esseri umani e comprende sintomi quali naso colante, tosse, gola infiammata, febbre, malessere generale. Dunque si potrebbe pensare di essere semplicemente incorsi in un banale malanno di stagione. Il problema sussiste quando ad infiammarsi è il tratto respiratorio inferiore, provocando polmonite e bronchite. La diffusione della malattia è da attribuirsi al consumo di carne animale cruda, portatrice sana del virus, pratica estremamente diffusa in Cina. Culla di questa epidemia è la citta di Wuhan (capitale di Hubei). Qui, in soli 10 giorni, è stato costruito un ospedale apposito per trattare gli infetti. La struttura è in funzione dal 3 febbraio e può ospitare sino a 10.000 persone. La situazione è particolarmente instabile, gli sviluppi incerti e frenetici. In data 25 gennaio 2020 è stata confermata la 41esima vittima, mentre i casi di contagio si aggirano attorno ai 900.
Solo nove giorni dopo, in data 3 febbraio 2020, sono 361 le vittime in prossimità di Wuhan, più una al di fuori della Cina (precisamente nelle Filippine, a scapito di un uomo di 44 anni). In data 4 febbraio, il numero di morti è arrivato a 427, contando anche un deceduto a Hong Kong.
Il 6 febbraio è deceduto anche Li Wenliang, medico che per primo aveva dato l'allarme.

Ciò che probabilmente preoccupa maggiormente è l’alto numero di deceduti riscontrato. Per precauzione, si consiglia di lavare spesso le mani, di proteggere gli ingressi delle vie respiratorie con una mascherina (per esempio, in aeroporto o in luoghi sovraffollati dove è possibile imbattersi in degli infetti), di starnutire proteggendosi con la parte interna dell’avambraccio…
E in Italia?
L’Italia ha dichiarato tempestivamente lo stato di emergenza sanitaria per sei mesi. Attualmente, vi sono tre casi di coronavirus nel nostro territorio: due turisti provenienti da Wuhan ed uno dei 56 italiani rientrati dalla città cinese il 3 febbraio 2020. L’uomo, 29 anni, è ricercatore. Sembra fosse in Cina per motivi di svago. A Wuhan era rimasto un giorno solo, rivelatosi sufficiente per contrarre il virus. Il giovane è stato prelevato dal centro sportivo dell’Esercito nella città militare della Cecchignola da personale con tuta isolante. È stato poi accompagnato in isolamento nella IV divisione dell’ospedale Spallanzani. Una febbre non molto alta e un problema agli occhi (simile a quello che affligge i due turisti precedentemente ricoverati) aveva fatto temere il contagio. L’incubo si è poi materializzato con il secondo test: l’Istituto superiore di sanità ha comunicato al ministero della Salute l’esito positivo di conferma del coronavirus con “modesto rialzo termico e iperemia congiuntivale”. I tre infetti sono ricoverati allo Spallanzani di Roma. Gli altri 55 italiani rientrati in Italia da Wuhan sono in quarantena. Qui riportato il testo del bollettino medico dei due turisti cinesi risalente al 4 febbraio:
«Hanno avuto un aggravamento a causa di una insufficienza respiratoria, come segnalato nei casi fino ad ora riportati in letteratura. Pertanto è stato necessario un supporto respiratorio in terapia intensiva. Intanto altri 11 pazienti sono stati sottoposti al test».
Inoltre, pochi giorni fa l’eccellenza medica italiana è riuscita a isolare per la prima volta il CoV, così da poterlo studiare e sperimentare delle cure. La diffusione di questo virus ha generato una vera e propria psicosi. Oltre al danno, c’è la beffa per la comunità cinese, diventata ormai oggetto di razzismo, denigrazioni e insulti ingiustificati. Ciò è prova del fatto che la mente delle persone non lascia spazio all’informazione ma solo ad inutili allarmismi. Quello sottostante è solo un esempio di ciò: “A causa di misure di sicurezza internazionali, a tutte le persone di origine cinese non è permesso entrare in questo posto. Ci scusiamo per gli inconvenienti”
Il futuro è incerto: la SARS si sviluppò in 3 mesi, ma 2019-nCoV sembra avere un decorso molto più rapido. Tutto ciò che possiamo fare è lavarci spesso le mani e tenerci informati sugli sviluppi della vicenda. Purtroppo esiste un virus molto più pericoloso di questo: si chiama ignoranza.
- Articolo di Federica Dina Renzi
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